venerdì 25 febbraio 2011

Lo voglio: lo zaino

Lo voglio: uffici portatili


Viaggiare è bello, c’è chi lo deve fare per lavoro e chi può permettersi ogni tanto fantastici viaggi per staccare un pò dalla routine; ebbene, per i primi, c’è sempre bisogno di una gran organizzazione: io già quando vado in vacanza d’estate la mia valigia è sempre un disastro e chiuderla è un’impresa. Per fortuna TravelTeq ha pensato a quegli uomini in continuo spostamento tra aerei e treni e ha creato una valigia su misura, che definirei un ufficio mobile; è geniale! “Trip” è infatti una valigia che diventa anche sedia, ha gli scomparti per porre ordinatamente tutto il necessaire. TravelTeq offre anche una versione sound con tanto di casse, per gli uomini più “ballerini” o per non annoiarsi mai. Insomma, un’invenzione che sa di conquista, per i “sempre in viaggio” sarà amore a prima vista.

giovedì 24 febbraio 2011

Prepara i popcorn: The black swan


Dieci anni fa usciva nelle sale di ogni singola cittadina Save the last dance. Da quel momento, il cinema si è popolato di innumerevoli film basati sulla “nuovissima” storia di una ballerina un po’ goffa, che però ce la fa e diventa una super figa che conquista il mondo al ritmo di Hiphop & RnB.
Tutto questo a Darren Aronofsky non piace. Non piace affatto. Dopo aver parlato di giovani strafatti e di gente immortale, il giovane Darren decide di buttarsi sulla vita da palcoscenico.
Già 2 anni fa aveva deliziato il pubblico dell’Academy  con The Wrestler, film che a mio modo di vedere non era assolutamente così grandioso come volevano farci credere, ma che tutto sommato va onorato per aver portato sullo schermo un macilento Mickey Rourke nei panni di se stesso.
Quest’anno però il regista newyorkese decide di cambiare tono.
Per lui non c’è più un omone triste ed emarginato ma una snella e leggiadra ballerina di danza classica che, giustamente, continua a mantere uno statuto di inetta sociale.
Ebbene si, in totale opposizione con il trend degli anni 2000 sopracitato adesso al cinema c’è la danza classica.
E che danza classica.
Alla bellezza e leggerezza dei movimenti e dei corpi Aronofsky contrappone una un thriller cupo e teso, scandito dalle battute del Lago dei cigni. La virginale Nina, interpretata da una incredibbile Natalie Portman, perfetta per il ruolo del casto Cigno bianco, dovrà scoprire e fare i conti con il suo lato trasgressivo, lato che una madre ossessiva ha cercato di cancellare e reprimere (il perchè lo sa solo Aronofsky), per potersi calare al meglio nella passionale controparte del suo personaggio, il Cigno nero.
Inutile dire che la tensione del film si regge sul vortice che risucchia Nina nel momento in cui emerge la sua folle determinazione nell’impersonare perfettamete i due personaggi, il tutto retto da una regia dinamica ed alienante, cosa in cui il giovane Darren eccelle fin dal suo primo film.
Forse la candidatura all’Oscar come miglior film è eccessiva ma direi che il
prezzo di un biglietto lo vale, soprattutto se vi piacciono la Portman e Mila Kunis, per non parlare del cameo di una sfattissima Winona Ryder.

Stile e brand: Lyricism


Sotto la pioggia, passeggiando per un prato verde ricoperto di fiori, gli abiti di LyricisM trovano il loro mondo perfetto in quel contesto naturale che rende il tutto più fiabesco. Corone di margherite e colori che si confono con la natura, forme morbide e tessuti leggeri, svolazzno con il vento. è un’idea moderna la collezione, e crea la sintonia giusta tra stile e natura, uno stile di vita romantico che viene illuminato da colori tenui ma brillanti. Tra i boschi o in città indosserei questi abiti che ispirano tranquillità in un mondo fatto di isterismo e velocità.

Stile e brand: prova outfit

Stile e brand: Mentine Milano


Il sogno più romantico da sempre, per eccellenza, è volare a Parigi con l’amore della vita e baciarsi sotto la Torre Eiffel con i fuochi d’artificio che esplodono e il cuore che batte a mille: ma, pensavo, come mi vestirei io per l’occasione? e girando per la rete ho conosciuto un marchio italiano, Mentine Milano, di Barbara Compostella. Lo stile che questa ragazza trasporta nelle sue collezioni è un vortice di amore romantico e fiabesco fatto di balze, grandi fiocchi, morbidi chiffon, stampe floreali e sete...abiti bianchi dallo stile impero riportano con dolcezza agli anni ‘50 e ‘60 e ti introducono in quel sogno di cui parlavo prima.
Dunque, dopo un’accurata scelta delle stoffe, da quelle vintage a quelle stampate, Barbara lavora artigianalmente, a mano, nel suo laboratorio, mentre magari ascolta vecchi vinili. Il laboratorio offre la possibilità di creare anche abiti su misura per tutte le età, anche per i più piccini.
Dunque ogni tanto, anche se proprio non si può andare fino a Parigi, indossare un abito pieno di fiocchi azzurri può realizzare parte dei nostri sogni più romantici, infatti il marchio è venduto sia in Italia, dove è nato, che a Parigi, ovviamente.

Lookbook: righe e clash


Il gusto dei colori torna sulle passerelle e inizia a notarsi per le strade delle città di tutto il mondo. Piano piano i negozi si accendono con tonalità mai azzardate negli ultimi anni, e il total look diventa clash. Anche le righe sono protagoniste di questi colori e  Prada lo esibisce con orgoglio e perfezione. Le persone si faranno sempre più brillanti e si faranno notare in modo sgargiante, magari sfrecciando su biciclette o pattini a rotelle anni ‘90 senza la preoccupazione di non essere viste nel traffico. I colori ispirano allegria e  trovano un’eleganza mai declinata così bene. Che il mondo dunque esploda e luccichi senza limiti!

martedì 22 febbraio 2011

Stile e brand: consciouss collection


Anche il colosso svedese del fast fashion vuole prendersi una rivincita, piccola, ma significativa.
H & M, da sempre attivo nella promozione di importanti iniziative sociali e sostenibili, anche quest’anno propone una capsule collection eco-friendly, in vista di un obiettivo molto più ambizioso: arrivare nel 2020 a produrre i capi esclusivamente con tessuti rispettosi dell’ambiente.
Le coltivazioni intensive di cotone usato per i quintali di vestiti deliziosamente impilati sugli scaffali degli stores in giro per il mondo, non sono sicuramente il modo migliore per andare incontro al futuro della nostra terra, così H & M decide di contribuire al miglioramento delle condizioni di coltivazione del cotone partecipando alla Better Cotton Initiative, il cui obiettivo è quello di consentire a milioni di agricoltori in tutto il mondo di coltivare il cotone in modo più salutare per la comunità agricola e per l’ambiente, riducendo i costi. Con la Consciouss Collection che uscirà nei negozi il 14 aprile, H & M si prende un impegno ed inizia la scalata verso la sostenibilità al 100%, dimostrando che esiste una domanda concreta di questo materiale ed incoraggiando i coltivatori a passare dalla produzione tradizionale a quella organica.
Forse il problema ambientale è troppo grande per il sistema moda, ed il sistema moda si sente a suo volta troppo grande per un problema senza soluzione, ma se un marchio, ormai così importante e potente a livello mondiale, si butta in un’impresa di tali dimensioni, potrebbe essere un buon modello da imitare, anche se non col cuore, almeno per un’attiva concorrenza.
Speriamo funzioni!
La Consciouss Collection è linea eco-compatibile realizzata utilizzando materiali quali il cotone ed il lino organici, certificati dalla Control Unione, il poliestere riciclato e il tencel, una nuova fibra setosa realizzata con un processo altamente rispettoso dell’ambiente.
Gli abiti ed i capi sono rigorosamente di color bianco e di colorazioni naturali come il beige ed il rosa, i colori della bella stagione in sintonia con il messaggio che vogliono mandarci: naturale è meglio.
Oltre alla responsabilità, siamo sicuri che la capsule collection riscuoterà un gran successo anche per la freschezza che ci portano i capi, dopo un lungo e triste inverno, passato a sognare la primavera.

Accessori inutili: banane taipei




Avete presente quando volevate fare la ballerina?
Oppure quando volevate la carta da parati rosa coi fiori? Poi c’è stata Barbie Audry Hepburn da collezione, poi lo smalto rosso di Chanel...
La lista dei desideri di ogni femmina che si rispetti le ha passate tutte, sogni e capricci sfatati dalla mamma e dal papà, desideri infranti e pianti isterici. Finchè ahimè, anni dopo anni, nella speranza che qualcosa cambiasse, che il lato razionale prevalesse sul quello emotivo, che si facesse una chiara distinzione tra Sky e il mondo reale, che si distinguesse il mondo dei vips con quello dei comuni mortali, in cima alla lista ci finisce per forza la Birkin.
Okay, inizia il dilemma, essere o non essere, riga di lato o riga in mezzo, la Panda usata o la Birkin?
Pullman in ritardo, sudici, affollati, puzza di sudore e adolescenti di ritorno da scuola odoranti di ormone della crescita e Birkin o Panda usata e borsa da italiana media? Ma in fondo a cosa serve una Birkin se poi devo scendere come tutti da un pullman? E’ come un paio di Loubutin con le calze color carne,  non si può.
Vada per la Panda, ma non finisce qui.
Da qualche mese è arrivata la eco Birkin bag, per noi miserabili comuni mortali l’alternativa migliore alla borsa più famosa del mondo. Con soli 100 euro ti porti a casa una divertentissima shopping bag, ma con le sembianze della borsa icona del lusso e dell’eleganza, e non stiamo parlando delle imitazioni cinesi, ma di un’ironica e geniale riproduzione bidimensionale made in Taiwan.
Questa se l’è inventata una ragazza di Taipei, una ragazza come tutte che aveva in cima alla lista dei desideri la Birkin, e invece di ipotecare la casa come altre avrebbero fatto, si è creata una borsa da sola, snobbando Hermes ed il circuito moda, e mantenendo la promessa a Jane: prima o poi l’avrebbe avuta.
Con un’idea semplicissima, senza grandi pretese, senza scuoiare dolci animaletti, senza sacrificare ore e giorni di lavoro, e mesi ed anni per l’attesa di un, in fondo, futile (ma bellissimo) accessorio, la ragazza di Taipei si è guadagnata il grande successo che sta riscuotendo in oriente e sta sbarcando qui da noi. Per ordinare la vostra Birkin scrivete a: banana.tpe@gmail.com

Robe d'arte: Giochi eco



Il mondo ha bisogno di più rispetto e da tempo il tema dell’ecosostenibilità si sta discutendo, ed è entrato nelle case di tutti, nel mondo dell’arte, del design, della moda.. insomma, un pò ovunque, dove ti giri o con chi parli, dell’eco e del bio dicono tutti la loro e l’attenzione è sempre più radicata in ogni civiltà; il marchio olandese Kidsonroof ha guardato verso il futuro dei nostri bambini, creando adorabili giochi fondati su un approccio ecologico. L’idea è di sensibilizzare ed educare i bambini, ma anche i genitori, verso un rispetto del mondo e dell’ambiente, non tralasciando i classici giocattoli di una volta: tra le varie collezioni, infatti, troviamo bambole di pezza, arredamento in legno e giochi in cartone. Questi ultimi sono Casa Collection, cioè una collezioni di giocattoli interamente realizzata in cartone per stimolare la creatività dei bimbi con il materiale sostenibile per eccellenza. Quando ero piccola ricordo che d’estate, prima di partire, preparavo una mega borsa con tutti i miei giochi dentro, che tra l’altro perdevo inevitabilmente nella sabbia grossolana ligure; i giochi di cartone invece sono facili da smontare e ripiegare ma anche da trasportare ovunque! E le casette sono molto invidiate dagli adulti, o almeno da me appena le ho viste... ne nascono di davvero belle attraverso la creatività di un bambino che la personalizza, e prendono il posto delle tende fragili o delle case giocattolo che solo pochi avevano o che trovavi all’asilo. Ecco, quando vedo queste cose, questi oggetti che sconfinano dal design all’arte, mi viene voglia di cercare il genio della lampada per esprimere il desiderio di tornare piccola e giocare nel mio mondo fatato, nella mia casetta rosa di cartone, decorata con piantine e biscotti al cioccolato.

lunedì 21 febbraio 2011

Fotografia: Clifforfd Coff in, Mert Alas e Marcus Piggot



In ambientazioni reali che si confondono con il surreale, i colori di Mert Alas e Marcus Piggot si accendono attraverso fotografie poetiche di moda, e arrivano ad esprimere la plasticità. Tra fiocchi, palloncini e altalene le donne protagoniste assumono posizioni di posa e l’istante dell’azione si ferma: una sembra cadere, è in bilico in una zona industriale, la sensazione ispira anche un pò d’ansia, amplificato dal giallo del soprabito; un’altra cammina divina con capelli perfetti e un abito fluttuante nel vento; c’è solo lei ed è la Regina. E continuano questi due grandiosi fotografi del colore a ritrarre poetiche donne moderne che trovano confronto con quelle di Clifford Coffin, fotografo degli anni ‘50; i colori per quest’ultimo trovano pace e armonia in primi piani che tolgono il fiato e il passato si confonde con  il moderno in storie dallo stile classico e sofisticato.

Stile e brand: viaggiatori, ma per finta




Siamo tutti Bohemien, un borsone di pelle vissuto e la Moleskine di Emingway a portata di mano, e il kit del viaggiatore è pronto per partire.
Una moda che non passa mai di moda, e il bello è che non c’è bisogno di attraversare la transiberiana in treno.
No, perchè per quest’inverno ci hanno già pensato Kenzo e Marni a farci travestire da perfetti globetrotter, pronti all’uso e alle intemperie, ma con quell’ allure così glam. Un risultato da dieci e lode il mix di fantasie, toni caldi e vestiti corposi e stratificati del pre-fall di Marni, più classico, invece, il viaggiatore di Kenzo.
Due visioni del cittadino globalizzato, impregnato di culture e di esperienze diverse, ma che funzionano alla grande, Zara è già in pole position per riempire i banconi di maglioncioni caldi e avvolgenti, trench con stole in pelliccia e borsoni di pelle ispirati al viaggiatore contemporaneo, un viaggiatore, anche se solo all’apparenza, ma dal gran fascino.
Per il prossimo inverno sembra che i must siano tre: colore, fantasia e maglieria.
Un mix and match di culture, tradizioni e pattern diversi, sovrapposizioni di capi e fantasie, colori e vitalità, finalmente si prospetta un inverno multietnico, multicolor, ma soprattutto divertente.

domenica 20 febbraio 2011

L'oroscopo gastronomico: That's Bakery


Puntualmente a metà pomeriggio mi sale un languorino di dolci irresistibile, e il languorino va soddisfatto, sempre.
La voglia di torte alte 20 centimetri, cioccolato, pasticcini rosa e piogge di zuccherini colorati si faceva prepotente l’altro pomeriggio, e dopo un capriccio durato una settimana, le mie amiche mi hanno accontentato: That’s bakery.
Un viaggio nei sogni, i sogni di tutti i bambini, o gli eterni golosi come me.
Secondo la scienza, insomma, dopo accertamenti statistici, sembra che solo gli adulti preferiscano il salato, e a quanto pare io devo essere affetta dalla sindrome di Peter Pan.
That’s bakery è un piccolo paradiso in via Vigevano, a Milano, subito fuori dalla stazione di Porta Genova, una dolciumeria strabordante di paste variopinte, plasticose e divertenti. Dai classici cupcake, alla cheese cake di NY, alla pere e cioccolato, una pasticceria americana cento per cento per staccare dal grigiore Milanese. That’s Bakery risulta un’ottima alternativa al costosissimo ed inflazionatissimo California Bakery, dove una fetta di torta ti viene a costare 7 euro; è un posticino accogliente e familiare, anche quando piove, una pausa sulle note di Nora Jones seduto al tavolino bianco può essere un bel modo per rilassarsi e ingrassare di qualche etto.

Design: Bici di lusso



Definitivamente esploso in molte parti del mondo, il fenomeno bici sta raggiungendo anche l’Italia, ma la cosa più curiosa è vedere innanzitutto come alcuni degli stilisti più conosciuti abbiano contribuito all’estetica di questo mezzo del futuro: partendo da Chanel, si nota subito una pura visione estetica che porta il lusso in un oggetto quotidiano assemblato a mano, caratterizzata da un telaio in alluminio, manubrio più alto della sella, pneumatici larghi per prevedere incidenti di percorso, parafanghi avvolgenti, freni a tamburo, impianto di illuminazione alimentato a dinamo e, per finire, antifurto integrato nella parte anteriore del telaio; non manca lo stile del marchio, che espone accessori in pelle invecchiata e rifiniti a mano, due borsette laterali, coprisella, manopole, pompa, borsettina porta attrezzi e copricatena tutto rivestito in cuoio lavorato matelassè.
Ora voglio solo aprire una protesta che da sempre accompagna lo sfrenato lusso dei ricchi: cosa te ne fai della bici di Chanel, quando devi attraversare ogni mattina e sera un percorso che ti porta dritto all’università o al lavoro, in più quando hai già la possibilità di rendere glamour la tua bicicletta trovata magari in qualche vecchio mercato? è davvero importante l’intervento di alcuni stilisti su questo mezzo di massa a basso costo e ecosostenibile, in un momento di crisi globale? è indispensabile rendere commerciale ma esclusiva la bicicletta?
Molto amici si trovano spesso a negoziare con vecchi proprietari di antiche biciclette, perfettamente funzionanti, e se ci pensiamo un attimo, la bicicletta è un semplice mezzo, amato o non; poi, di questi tempi, l’importanza di mantenere un aspetto dinamico che offre la bici senza però perdere mai l’eleganza e l’aspetto glamour è notevolmente importante, ma quest’ultimo può esser dato dal tocco di uno stilista di moda? forse in abiti pensati apposta, ma non nel customizzare un mezzo che tra l’altro è il meno dispendioso in circolazione da tempi immemorabili.
Mentre Pomellato propone la bici  Crystal Gold Edition com

Pausa pranzo con un libro: Basta scegliere


harland miller
Scrittore e artista: pop art, astraziane e pittura figurativa.
L’umorismo nostalgico segna il suo stile nelle collane Penguin.
jacqueline susann
The cult classic.
Scrittrice statunitense, la sua opera più famosa ha ispirato anche un film e una serie televisiva.  Ha raggiunto un altissimo numero di vendite proprio grazie allo stile da soap-opera misto a personaggi baldanzosi e non tradizionali, quali una modella, una cantante e un’attrice strepitosa.

Stile e brand: Eco fashion




Coniugare stile e moda con l’ecosostenibilità è molto difficile e di marchi d’abbigliamento che riescono nell’intento di unire questi due fattori ce ne sono pochi: Bodkin è uno di questi, arriva direttamente dagli Stati Uniti e presenta collezioni molto moderne, dalle linee semplici, con tagli e forme geometriche, elaborate attraverso volumi creati da nodi, drappeggi e morbidezza. Il design proposto è dunque minimal ed Eviana Hartman, stilista del marchio, utilizza materiali e tecniche che garantiscono il pieno rispetto per l’ambiente. Equilibrio perfetto tra piacere estetico e consapevolezza ecologica: fare shopping con la coscienza pulita!
Eleganza e semplicità inoltre sono coniugate perfettamente.

sabato 19 febbraio 2011

what are we talking about?: La bicicletta dei designer





Con un cuore, con le frange, tecnologica o coloratissima: la bicicletta è oggetto di creazione da parte di dodici interessanti designer che sostengono la creatività impegnata: il progetto “Be Cycle and Fashion” arriva dalla Francia e fra i suoi organizzatori ha un portale miltimediale internazionale dedicato alla solidarietà, La Chaine du Coeur., i cui proventi sono destinati ad Act Responsable, associazione che promuove campagne pubblicitarie di utilità sociale o ambientale. Dunque l’arte e la moda si posizionano in un gioco indissolubile dando risultati molto diversi ma partendo tutti da una base: una “fixed gear” della Peugeot, bici a scatto fisso, nata per la pista da corsa e adatta alle strade insidiose delle città. La più bella è forse quella disegnata dalla madrina del progetto, la spagnola Agatha Ruiz de la Prada, che, come sempre, ha customizzato la bicicletta con uno dei suoi cuori rosa. Poi c’è  quella minimal di Kenzo, con due semplici fiori colorati di rosa e di giallo al posto dei soliti raggi; la geometria trova successo con Marithè e François Girbaud mentre Ylan Anoufa rinnova il mezzo con tappi di alluminio, precisamente 500, per i più sensibili al tema del riciclaggio. Inoltre prende forma la bici con due anime, quella kitsch ed essenziale, di François Duris, per chi non sa scegliere mai; le luci Led entrano vive in quella del marchio Elieux mentre Jean-Claude Jitrois la ricopre in pelle.
Questi sono alcuni dei designer che si sono impegnati nel progetto, e pare che parteciperà anche Ito Morabito, il geniale ragazzo che creò una borsa ergonomica di Louis Vuitton che le clienti crecavano inutilmente nelle boutique monomarca!

venerdì 18 febbraio 2011

Editoriale: future is bicycle



Che il mondo stia andando a scatafascio l’abbiamo capito, ma non gliene frega niente a nessuno. Ognuno nel suo piccolo puo’ dare una mano, puo’ chiudere il rubinetto, comprare una canottiera della Consciouss collection di h&m e per una volta prendere la bicicletta senza stare a pensare che il proprio dirimpettaio non lo farebbe mai.
Sono piccoli gesti, utili o no, ma potremmo provarci tutti.       Se le buone azioni e il pensiero di un futuro migliore non ci smuovono di un millimetro dalle nostre abitudini, che poi, da quando il buonismo e le iniziative per bene ci piacciono? Allora sarà qualcos’altro a darci il via.
Per esempio, se fosse una moda? Ma una moda di quelle che non passano, una cosa da imitare s’intende.
Se fosse Olivia Palermo a dirci che la terra ha bisogno di noi? Se fosse Olivia Palermo paparazzata su una bicicletta? Se fosse Olivia Palermo paparazzata su una bicicletta col tacco 12 a dirci che la macchina e il taxi sono demodè?
Se fosse proprio lei a dirci che Future is bicycle?
La mia risposta è che allora forse ci crederemmo, ci compreremmo una bellissima Cigno esposta al White di quest’anno e gireremmo in città in pieno inverno agghindate come vips, cercando la nostra libertà e i nostri spazi nel traffico Milanese, nelle viuzze di Copenhagen o nella city londinese, forse, mettendoci anche un po’ di cuore. Future is bicycle, oggi piu’ che mai.